I castelli

II CASTELLO DI VALDAJER

Valdajer è uno dei più suggestivi pianori che rendono la montagna attorno al monte Dimon particolarmente attraente non soltanto agli uomini ma anche agli animali che insistono a dimorarvi trovandola di loro gradimento.
Valdajer di certo incantò anche il figlio del Capitano del popolo di Pordenone, Leonardo di Corrado de Craigher, possidente a Ligosullo che nel 1488 decise di costruirvi una sua dimora: il primo "Castello di Valdajer". Ne fissò l'avvenimento sopra la chiave di volta dell'entrata e quella pietra vi rimase anche dopo i successivi rifacimenti finché non se la portò con sé l’ultimo proprietario Corrado Craigher, che vive a Stockdorf presso Monaco di Baviera. Su quella chiave di volta sono incise le lettere "L. e C.", cioè Leonardo de Craigher e la data di fondazione: "1488".
Non si hanno notizie di Valdajer e del suo castello o altro che fosse dopo Leonardo de Craigher fino al 1839 circa, quando Jacopo Nicolò Craigher da Ligosullo con attività commerciale a Trieste costruì sui vecchi muri la sua residenza estiva.
Il figlio di Jacopo, Dionisio Craigher residente a Cividale, nel 1880 la ampliò notevolmente e tale restò fino a quando fu incendiata e distrutta dalle truppe italiane nel 1917.
Subito dopo la guerra, durante gli anni Venti, con finanziamento statale in conto danni di guerra, fu iniziata la ricostruzione, ma i lavori, forse per insufficienza di fondi stanziati o altro, furono sospesi a metà dell'opera e il Castello incompleto fu lasciato andare in rovina.

IL CASTELLO DI DURON

Sul rilievo chiamato ora Cjscjelìr, ma che probabilmente era il vero Duron, c'era un'antica rocca fortificata che resistette fino all'alto Medioevo. Quale vedetta dominava da un versante, in collegamento forse col Cjscjelat di Treppo e la Rocca di Paluzza, il Canale di San Pietro; sul versante opposto il Canale d'Incarojo. Ora tutto è scomparso sotto la folta vegetazione. Ma nel 1833 affioravano ancora le ultime vestigia: "pietre sparse e un paio di muriccioli alti circa 50 centimetri e lunghi un metro, al centro di un ripiano di m 80 per m 20".
Sul Castello di Duron le nonne liussane raccontavano che (naturalmente al tempo dei reami) nel punto in cui sorgeva il castelliere, ad una donnetta di Ligosullo che vi si era recata per legna, comparisse per incanto uno splendido castello. Il castello pareva disabitato e l'ampio portone era aperto. La donnetta vi si introdusse timorosa e subito udì un'arcana voce che la invitava a impossessarsi della cosa più importante, quella che avrebbe potuto rompere l'incanto. " Cjol ce che plui impuarte!" ripeteva la voce. La donnetta si aggirava per quelle austere sale, ricche di preziosi arredi, incerta su quale dovesse essere la cosa più importante del castello, finché giunse alle cucine. Qui, tra le più straordinarie suppellettili, intravide un paio di mestoli d'oro e subito ne fu affascinata. Ecco le cose più importanti, pensò. Li afferrò se li gettò alle spalle in fondo al gerlo e si avviò soddisfatta verso l'uscita che già si sentivano minacciosi rumori per la scelta sbagliata. Infatti, appena la donna ebbe varcata la soglia, uno spaventoso boato dissolse di schianto il favoloso castello.
La donnetta atterrita corse a precipizio giù per il sentiero di Cjaule, giù per il sentiero di Plessis fino in Zupigne. Si fermò a riprendere fiato guardò in fondo al gerlo: c'erano soltanto due miseri tizzoni spenti.

In paese qualcuno le suggerì: "Non i mestoli dovevi prendere ma la chiave del portone per poter rompere l'incanto e impadronirti del castello !".